padania libera
2014-08-02 14:09:27 UTC
SPORT E POLITICA:
DI JOHN KLEEVES ( 3 luglio 2004 )
J. KLEAVES ERA L'ALIAS DI STEFANO ANELLI, UCCISO A RIMINI NEL 2010 DAI
PERSONAGGI CHE ORDIRONO IL COMPLOTTO PANTANI
---
Inizia oggi il Tour de France edizione 2004. Manca ancora alla
manifestazione Marco Pantani. Ma questa volta non è, come le altre
volte,perché patron Leblanc ha rifiutato la sua iscrizione ; è perché
Pantani non c'è più, è morto.
Qualche anno fa, poco dopo l'inizio delle sue note traversie sportive e
giudiziarie, io avanzai il sospetto che questo straordinario campione
del ciclismo fosse la vittima di un complotto, del quale indicai anche
il possibile movente. Avanzai questo sospetto in qualità anche di
sportivo ammiratore di Pantani, ma soprattutto in qualità di
politologo, in particolare di americanologo.
Ora Pantani è morto, sicuramente in
conseguenza di quelle stesse traversie, che lo avevano prostrato
moralmente oltre ogni dire ; addirittura c'è la possibilità che si sia
suicidato,tramite coscienti overdose di cocaina. A questo punto io mi
sento obbligato da un epilogo così tragico della vicenda a riesaminare
quei miei sospetti di allora, per vedere se in prospettiva rimangono
ammissibili, se nel frattempo non sono stati smentiti da qualche nuovo
evento.
Procediamo con ordine. Prima vediamo se le traversie di Pantani,
esaminate oramai a consuntivo, furono di tipo tale da prestarsi al
sospetto del complotto.
Certamente lo furono. I guai di Pantani cominciarono il 5 giugno 1999
subito dopo l'arrivo a Madonna di Campiglio, la penultima tappa di un
Giro d'Italia che lui aveva dominato in lungo e in largo, e che aveva
praticamente già vinto. Sottoposto ad un controllo del sangue, il suo
ematocrito veniva trovato fuori norma ( segno forse, si congetturò, di
uso di eritropoietina,un tipo vietatissimo di " doping " ) e a norma di
regolamento egli veniva inibito a gareggiare per i seguenti 15 giorni.
Il Giro, che aveva in tasca, era perso ;
la legittimità delle sue vittorie passate messa in discussione ;
il suo prestigio messo in dubbio ;
il suo morale scosso, tanto che non partecipò al Tour che sarebbe
cominciato un mese dopo.
Ma alcune cose non quadravano.
Pantani non era un ciclista qualunque, ma un campione nella sua fase di
massimo, esplosivo rendimento : l'anno prima, il 1998, aveva vinto sia
il Giro che il Tour - unico italiano a compiere tale impresa oltre a
Fausto Coppi, che l'aveva sigillata nel 1949 e nel 1952 - e in
quell'anno 1999 si stava ripetendo. Tutti sentivano che Pantani, in
quel periodo della sua attività ciclistica, non stava semplicemente
vincendo tappe e meritandosi favolosi ingaggi : guardandolo in azione
tutti avevano l'impressione di assistere in diretta alla nascita di uno
dei più grandi miti dello sport di tutti i tempi. La sua popolarità era
enorme e internazionale ed egli per l'Italia era un capitale :
stroncarlo così, improvvisamente, era insensatamente autolesionistico :
se era vero che l'eritropoietina è così pericolosa come si dice, e se
era vero, o se c'era il sospetto che Pantani la usava, la prassi
normale con un tale personaggio sarebbe stata di diffidarlo
privatamente. Anche perché anche nella peggiore delle ipotesi non è che
Pantani avesse portato o stesse portando via granché ai suoi avversari
di corsa : a parte il fatto che il suo ematocrito era fuori norma per
una inezia ( 0,52 % rispetto al massimo ammissibile di 0,50 % ), c'è da
dire che diversi ciclisti, del presente e del passato, hanno dichiarato
che più o meno tutti loro, o la grande maggioranza di loro, usano
sostanze, chi più e chi meno, quali più e quali meno vietate ; l'aveva
detto anche Fausto Coppi.
Non solo, ma secondo quanto ribadito recentemente in televisione dal
ciclista Marco Velo, fra i " girini " del '99 correva la voce già la
sera prima, la sera del 4 giugno, che Pantani il giorno dopo sarebbe
stato trovato positivo e tolto dalla classifica ; Velo ha confermato
così le indiscrezioni dello stesso tenore che erano filtrate subito
dopo il clamoroso fatto del 5 giugno su tutti i quotidiani.
Poi fu il noto calvario. Ogni volta che Pantani cercava di rialzarsi
veniva atterrato di nuovo. Nel 2000 riuscì a prepararsi per partecipare
al Tour e ne fu ancora un protagonista. Ma nel 2001 al Giro d'Italia ci
fu la vicenda della siringa di insulina trovata nell'albergo dei
ciclisti e attribuita a lui, che fu condannato : il giudice della CAF
Salami, dimessosi sembra proprio per questo episodio, dice invece che
contro Pantani non c'era alcun elemento.
In ogni caso apparentemente per questo episodio Leblanc,
l'organizzatore del Tour, rifiutò l'iscrizione di Pantani all'edizione
di quell'anno, mettendo assieme nell'ostracismo anche Cipollini. Si
trattò da qualunque parte la si guardi di una decisione stupefacente,
immotivata sia nella forma che nella sostanza, e una decisione anche
questa autolesionistica, se non per la Francia almeno certamente per il
Tour. Ma Leblanc così decise. L'ultimo sforzo di Pantani fu con il Giro
del 2003, dove arrivò quattordicesimo, un risultato non cattivo
considerata la preparazione per forza scadente. Ma ancora Leblanc
rifiutò la sua iscrizione e Pantani gettò la spugna ; pochi mesi dopo,
il 14 febbraio 2004, sarebbe stato trovato morto nel residence " Le
Rose " di Rimini, dove aveva soggiornato in solitudine e segregazione
per una settimana, confermando l'alloggio giorno per giorno ; il motivo
della morte sarebbe stato fissato poco dopo dal medico legale in
overdose di cocaina.
In tutto il frattempo c'erano i procedimenti giudiziari aperti contro
di lui dalla giustizia ordinaria italiana, sempre per illecito uso di
sostanze dopanti nell'attività agonistica. Alla fine Pantani venne via
via assolto da ogni reato, con varie motivazioni completamente
liberatorie compresa quella che il reato al momento della sua
contestazione non era realmente tale, non era un reato contemplato dal
Codice, ma intanto sette Procure lo avevano portato a giudizio e le sue
spese legali erano ammontate in totale a un miliardo e mezzo di lire.
E veniamo al movente che avevo ipotizzato a suo tempo, per vedere se ha
resistito alla prova dei fatti.
Certamente ha resistito, anzi si è fortificato e si è ingigantito. Se
noi osserviamo l'ambiente del ciclismo un po' dall'alto e con un po' di
prospettiva notiamo subito che negli ultimi anni è comparsa una
anomalia clamorosa : fra gli sponsor delle varie squadre, che sono
sempre stati enti giuridici privati, in genere aziende e banche (
Mercatone Uno, Banesto ecc ), si è silenziosamente introdotto il
governo di uno Stato. E' il governo degli Stati Uniti. Infatti da
qualche tempo noi troviamo la squadra della " US Postal ", il cui nome
sembra l'abbreviazione di qualche azienda privata tipo la "
Postalmarket ", o si confonde con la ragione sociale dell' agenzia
sempre privata di spedizioni internazionali UPS ( " United Parcel
Service " ), ma che invece sta proprio a significare l'US Postal
Service (il nome esatto della squadra in effetti è United States Postal
Service Cycling Team ), cioè il servizio postale degli USA, un ente
federale che fa parte del governo statunitense ( è in pratica il loro
Ministero delle Poste e Telecomunicazioni ), ed un ente federale fra i
più grandi : dispone di più di 900.000 ( novecentomila ) dipendenti
fissi, fra postini e impiegati alle varie forme di comunicazioni, ed ha
un budget proporzionale. E' questo lo sponsor della " US Postal ", il
suo proprietario.
Già è un fatto inquietante che un ministero, cioè un governo, diventi
uno sponsor dello sport, nella fattispecie del pedale, mettendosi in
concorrenza con ragioni sociali tipo " Algida coni gelato ", " Bianchi
biciclette " e " Saeco macchine per caffè ". Ma il vero problema è che
quello degli USA non
è un governo come gli altri. Gli USA sono un Paese che dalla sua
fondazione è teso alla conquista-sottomissione del mondo, che si è
sempre mostrato cinico e spietato nel perseguimento, che ha sempre
usato l'arma della propaganda in quantità straordinarie e in forme
spesso impensate tanto da aver in pratica nazionalizzato la sua
industria cinematografica per strumentalizzarla meglio ( vedi su
Hollywood il mio " I divi di Stato ", Il Settimo Sigillo, Roma 1999 ),
e che nell'ultimo decennio si trova, o pensa lui di trovarsi, alla
stretta finale, a un passo cioè dalla meta agognata da più di due
secoli : è ovvio che questo governo non sta giocando, è ovvio che la
sponsorizzazione di una squadra ciclistica non è per amore dello sport
ma è un'operazione promozionale ed è ovvio che saranno lesinati ben
pochi mezzi e sforzi perché la medesima riesca, dia i frutti
preventivati.
Di quale tipo può essere questa operazione promozionale ? E' facile a
dire,perché nella politica estera statunitense c'è un vecchio problema
di public relations, sempre quello, che ogni tanto torna di attualità.
E' il problema del distacco " spirituale " che gli europei avvertono
nei confronti degli statunitensi, una sensazione epidermica ma che crea
diffidenza, all'ultimo complicando l'accettazione delle politiche
statunitensi presso quella Europa che come sempre e bene dice il
consigliere politico statunitense Zbigniew Brezinski è il cardine del
piano di conquista mondiale degli USA. Henry Kissinger, altro
consigliere politico statunitense, che col presidente Ford fu anche
Segretario di Stato ( 1973-1977 ), pensava che avrebbe aiutato se
statunitensi ed europei avessero avuto almeno un grande sport di massa
in comune. Lui pensava al calcio e fu l'alto protettore - se non il
promotore -dell'operazione Cosmos, una sconosciuta squadra di calcio di
New York che ad un certo momento sembrò voler salire sulla ribalta del
calcio internazionale facendo incetta di campioni esteri di grande
nome, anche se forse un po' in declino ( arruolò Pelè e Chinaglia, fra
gli altri ). Non funzionò, ma l'idea non morì.
Ecco, ciò che è sicuro è che questa idea è tornata con una iniziativa
mirata, non più al calcio, ma al ciclismo, l'altro grande sport di
massa tipico dell'Europa e viceversa poco seguito negli USA.
Probabilmente ad ispirare gli ambienti direttivi statunitensi deputati
alla propaganda ( che fanno capo ad un altro ente federale, l'USIA,
United States Information Agency, fondato nel 1953 appositamente per
curare l'immagine degli USA all' estero ; è il loro Ministero della
Propaganda e fra l'altro sovrintende alla produzione di Hollywood ) è
stata la figura di Greg LeMond, un ciclista professionista statunitense
che vinse tre Tour de France ( nel 1986, 1989,1990 ). LeMond era giunto
inaspettato ( era il primo ciclista statunitense a vincere non dico un
Tour ma un qualcosa all'estero ) e non ci furono interferenze del suo
governo, tanto che egli vinse i suoi Tour gareggiando in una squadra
francese. Ma quando si profilò un altro campione statunitense credo che
le cose furono diverse.
Eclissatosi rapidamente Hampsten, che aveva vinto il Giro d'Italia del
1988, il ciclista promettente era Lance Armstrong, che gareggiava al
solito per una squadra estera, la francese Cofidis. Nel 1993 e nel 1995
aveva vinto una tappa al Tour de France ma in seguito a una grave
malattia, dalla quale era però guarito nel marzo 1997, era libero.
Questa volta l'US Government era pronto. Poco prima, anche se non è
certo se in previsione proprio di Armstrong, il suo Ministero delle
Poste aveva creato un gruppo ciclistico :
Lo stesso si assicurò Armstrong e gli mise a disposizione un vero
squadrone,così pieno di professionisti di livello internazionale come
negli USA non si era mai visto. Con questo squadrone, appunto l'US
Postal, nel 1998 Armstrong vinse il Giro del Lussemburgo e il Giro
d'Olanda ; non partecipò, quell'
anno, al Tour de France ma è chiaro che era proprio quello l'obiettivo
che gli era stato assegnato : egli doveva vincere proprio i Tour de
France, l' avvenimento ciclistico più prestigioso e più seguito del
mondo, l'unico obiettivo per il quale per quella organizzazione valesse
la pena di scomodarsi. Anzi, egli i Tour de France non solo li doveva
vincere come classifica : si doveva imporre come indiscussa vedette,
doveva far convergere su di sé i riflettori della Grand Boucle, perché
doveva entrare nella psiche delle masse europee per rappresentarvi un
simbolo preciso : quello dell'Asso vincente e pigliatutto certamente
statunitense, ma nello stesso tempo anche familiare, europeo.
Come andarono le cose è proprio ciò che fornisce un movente ammissibile
all'ipotesi del complotto. Il fatto è che Lance Armstrong a partire dal
1999 ha vinto sì cinque Tour de France di fila ( 1999, 2000, 2001, 2002
e, per ora,2003 ) ma ogni volta qualcosa gli aveva sempre tolto di
mezzo quello che sino al 5 giugno 1999 era certamente per lui l'uomo da
battere, e cioè Pantani : nell'edizione del 1999 Pantani era assente
per la prostrazione seguente alla vicenda di Madonna di Campiglio ; in
quella del 2000 era presente ma psicologicamente sotto pressione ( il 2
marzo si era ritirato dalla Vuelta de Murcia per " stato acuto di
stress " ; al Giro aveva subito gli umilianti e oltraggiosi controlli
medici a sorpresa dell'Uci ) ; nelle successive Pantani era assente
perché addirittura la sua iscrizione era stata respinta ( a lui, che
nel 1998 aveva vinto Giro e Tour ! ). E per meglio giudicare le
esclusioni del 2001, 2002 e 2003 potrebbe forse essere utile osservare
come nella apparizione del 2000 Pantani, pure nelle condizioni in cui
era, fosse stato l'unico a sfidare praticamente - o forse meglio : a
osare di sfidare - la leadership di Armstrong. In questa edizione
Pantani vinse due importanti tappe di montagna, una scalando il Mont
Ventoux e l'altra a Courcheval ; per contro la mia impressione è che
con Armstrong il campione tedesco Ullrich, vincitore del Tour del 1997,
invece sia stato rinunciatario, stranamente rinunciatario. E oltre a
tutto ciò c'è il fatto che come detto Armstrong non solo doveva vincere
la classifica per somma dei tempi del Tour, ma doveva anche imporsi
come star unica presso il pubblico :
con un Pantani presente e in normale condizione psicofisica come
concorrente egli avrebbe forse potuto ancora vincere il Tour - e questo
specie se Leblanc, come effettivamente avrebbe fatto dal 1999 in poi,
avesse disegnato un Tour con cronometro prevalenti sulle salite - ma è
dubbio che avesse potuto oscurare il suo carisma, lui che era proprio
lo scalatore eroico, il protagonista dei drammatici tapponi di
montagna, magari gabbato nella cronometro finale, che tanto infiamma il
pubblico.
In breve la possibilità è che Pantani sia stato vittima di un complotto
per spianare la strada ad Armstrong. Nel caso il complotto sarebbe
avvenuto naturalmente all'insaputa di Armstrong stesso il quale,
poveretto anche lui, ha presumibilmente sempre pensato solo a
pedalare ; neanche la squadra della US Postal era necessario che
sapesse alcunché, neanche il suo direttore sportivo e né altri
dirigenti. Nel caso tutto sarebbe stato curato certamente dalla CIA,
una grande e potentissima organizzazione di spionaggio e sovversione
internazionale che contrariamente a ciò che qualcuno potrebbe pensare
non disdegna affatto di occuparsi di dettagli così prosaici come la
disgrazia di un personaggio sportivo ( la CIA in effetti si è dedicata
a rovinare personaggi scomodi dei più vari campi e coi più sordidi
sistemi :ricordo solo la diffamazione dell'attrice Jean Seberg con la
diffusione di false voci di paternità e la diffamazione di Martin
Luther King eseguita girando filmetti pornografici con un suo sosia ).
Non bisogna dimenticare che il 1999 è l'anno della messinscena USA del
Kosovo e dell'abominevole attacco alla Yugoslavia, un periodo in cui
gli USA avevano un particolare e impellente bisogno di ammorbidire la
tradizionale diffidenza degli europei,di indurli a sentirsi in
vicinanza spirituale con gli statunitensi.
Non rimane che notare come il governo USA sia rimasto soddisfatto
dall'operazione ciclismo : il 17 marzo 2001 G. Sonderberg, vice
presidente del US Postal Service - e cioè vice Ministro delle Poste e
Telecomunicazioni USA -ha annunciato che il US Postal Service espanderà
la sua presenza nel
ciclismo sponsorizzando anche la associazione di ciclisti dilettanti "
USA Cycling National Junior and Espoir Teams " ; lo scopo, ha detto, è
quello di " di sviluppare nuovi campioni nazionali " (
www.usps.com/news/2001/press/ ).
Sin dall'inizio l'iniziativa del US Postal Service è stata logica : se
l'URSS faceva sponsorizzare le squadre di calcio al suo Ministero della
Difesa ( le squadre " Stella Rossa " ), al suo Ministero dei Trasporti
( le " Lokomotiv " ) eccetera, perché gli USA, che sono sempre stati
nella sostanza una dittatura equivalente ma giusto di segno opposto,
non dovrebbero far sponsorizzare il ciclismo dal loro Ministero delle
Poste ?
Mi sembra di aver soddisfatto allo scrupolo che mi ero posto all'inizio
dell 'articolo : il riesame a consuntivo della vicenda Pantani non fa
che confermare l'ammissibilità dei miei sospetti di qualche anno fa.
Alcuni mesi dopo la conclusione del Giro del 1999 era emersa l'ipotesi
che Pantani fossestato boicottato dall'ambiente delle scommesse
clandestine italiane.Sembrava un'ipotesi ammissibile, ma non ha retto
agli avvenimenti successivi : se lo scopo era di far perdere a Pantani
a due giornate dalla fine un Giro che aveva già vinto per guadagnare
sulle puntate, perché poi continuare il
complotto negli anni successivi e nei vari livelli in Italia e in
Francia, e presso l'Unione Ciclistica Internazionale ? E poi, chi mai
nell'ambiente delle scommesse clandestine italiane avrebbe avuto tali
poteri di manipolazione ? No, credo proprio che se con Pantani si
trattò di un complotto, ciò non poté avvenire altro che secondo lo
scenario di sospetti da me prefigurato, uno scenario politico ( che non
era neanche difficile da predire : un complotto di tale ampiezza non
poteva scaturire altro che da una entità politica, che agiva attraverso
altre strutture politiche ).
Questi sospetti non li avevo tenuti fra me e me. Li avevo resi pubblici
nell 'ambito delle mie possibilità, scrivendo degli articoli. Ne avevo
scritti due. Il primo era intitolato " Sport e politica. Dal calcio
alle Olimpiadi le ragioni della propaganda dietro gli avvenimenti più
seguiti " e fu pubblicato sul mensile " Orion " del settembre 2000. Il
secondo era intitolato " Il governo USA diventa sponsor del pedale. La
USPS di Lance Armstrong non è altro che il Ministero delle Poste di
Washington " e fu pubblicato sul quotidiano " Rinascita " del 10 giugno
2001. Caddero entrambi nel vuoto. O così sembrò. Anche l'ambiente più
consapevole del ciclismo, o almeno quello che così dovrebbe essere e
cioè quello del giornalismo sportivo, si mostrò sordo ai miei
ragionamenti. Preparando l'articolo del 2000 telefonai alla " Gazzetta
dello Sport " per avere conferma del fatto che lo sponsor della squadra
di Armstrong era proprio il Ministero delle Poste degli USA, una cosa
che mi pareva abnorme ; mi fu passato un redattore che mi disse che sì,
le cose stavano così ma non c'era niente di strano perché l'USPS
metteva solo i soldi mentre la gestione era del direttore sportivo ( il
belga Breuking, mi disse ) che pensava solo alle corse. Ah, tutto bene
allora.
A dire la verità sembra che le mie osservazioni non abbiano convinto
neanche l'interessato più diretto, e cioè Marco Pantani : il 15
dicembre 2000 gli scrissi una lettera, allegando una fotocopia
dell'articolo stampato su " Orion " e chiedendogli cosa ne pensava, ma
non ebbi risposta. Non sono esattamente sicuro che Pantani abbia
effettivamente letto quella lettera,anche se l'avevo preannunciata al
telefono alla madre ( lui non c'era ), ma non sarebbe stato strano se
neanche lui avesse trovato i miei sospetti verosimili. Il fatto è che
l'idea " mentale " che la gente comune ha degli USA è troppo
radicalmente diversa da quella reale. Specie venendo all' argomento
della propaganda USA la gente non ha idea della sua scala gigantesca,
della sua penetrazione singolarmente profonda, che può tranquillamente
arrivare appunto al settore dello sport, e spesso della sua estrema
originalità ; non ha idea che sono ben poche le cose che gli addetti
USA non farebbero per alimentare la falsa immagine del Paese che è
diffusa nel mondo. La vera immagine degli USA è quella che emerge
potente dagli ultimi fatti, dagli eventi del Kosovo, della Serbia,
dell'Afghanistan, dell' Iraq ; dagli orrori dell'USA Patriot Act , di
Guantanamo e di Abu Ghraib ;dalle rapine delle Multinazionali USA dei
medicinali, delle sementi, del petrolio, dell'acqua ; da parecchie
altre cose recenti. Ma l'Italia è un paese dominato dagli USA, ha una
informazione di regime e una censura di fatto che perpetuano il solito
stereotipo, e così non mi sorprendo poi tanto di dover constatare come
la gente sia psicologicamente indifesa di fronte a questo fenomeno.
Indifesa come lo erano i pellerossa del nord America, che neanche dopo
aver visto i bianchi americani rompere uno dopo l'altro tutti i
trattati di pace stipulati con loro ( più di 400 ) capirono con chi
avevano a che fare.
In ogni caso, allora i miei ragionamenti non trovarono eco alcuna,
presso nessun uditorio d'Italia. Ora, morto Pantani, è anche peggio :
parlare di complotto sembra vietato ( e probabilmente lo è ) e
parallelamente c'è una corsa a banalizzare le cause della sua morte, a
ridurla a un fatto incidentale di droga. Overdose di cocaina, ha
burocraticamente sentenziato il referto medico conclusivo fatto proprio
dalla Procura di Rimini titolare delle indagini. Sin dall'inizio i mass
media italiani avevano privilegiato la pista della droga : volentieri
erano state rilanciate le sconcertanti dichiarazioni di uno zio di
Pantani medico, che aveva sostenuto l'uso da parte del nipote
addirittura di " crack ", e si dava gran vento a un pettegolezzo
inventato chissà da chi e poi smentito, secondo cui la famiglia di
Pantani pagava gli spacciatori della zona perché non vendessero droga
al figlio : tanto era " fatto " Pantani !
lA presenza della droga naturalmente non esclude il suicidio, però lo
imbratta sino a renderlo irriconoscibile, anche se nel caso di Pantani
dovrebbe essere il contrario perché è ormai assodato che cominciò a
prendere la cocaina dopo il fatto Di Madonna di Campiglio, per il
dispiacere. E per finire, è di qualche settimana fa la notizia della
creazione da parte della famiglia Pantani della " Fondazione Pantani ",
ente filantropico dedito all'infanzia povera, un'iniziativa più adatta
alla memoria di un campione dello sport magari sfortunato che di un
campione dello sport massacrato da un complotto eseguito per fini
politici.
Una situazione sconfortante. Ma se Pantani si è ucciso, come
sicuramente in un modo o nell'altro - per lenta consunzione o per
istantanea decisione - è avvenuto in seguito ai torti subiti, significa
che dei motivi c'erano. E questi motivi erano appunto il silenzio
dell'Italia, l'ipocrisia dell'Italia, la vigliaccheria dell'Italia.
L'Italia è un gregge di pecore che ti osannano e ti sventolano davanti
le bandiere quando le fai divertire, magari pedalando in salita, ma che
si girano dall'altra parte e fanno finta di niente se un feroce padrone
arriva e ti macella.
Ma se Italia piange Francia non ride, mi sembra. Perché nel 2001, 2002
e 2003 il signor Leblanc ha impedito al campione Marco Pantani di
partecipare al Tour ? Perché nel 1999, e anni seguenti, il signor
Leblanc ha accettato senza fiatare l'iscrizione della squadra di Stato
della US Postal, quando mai al Tour de France - né in altre
manifestazioni, mi pare - si era visto una squadra nazionale scendere
in campo contro squadre di club ? Perché dal 1999 in poi il Tour è
stato disegnato in modo da favorire i campioni più forti nelle
cronometro come Armstrong rispetto ai campioni più forti nelle salite
come Pantani ? Sono domande cui un Paese che non è l'Italia dovrebbe
saper rispondere. La Francia però non l'ha ancora fatto.
John Kleeves
E' possibile riprodurre liberamente il materiale su questa pagina, a
patto che siano citati l'autore e la fonte, e che sia riprodotta per
intero anche questa precisazione.
ED. IL FRANCO TIRATORE
DI JOHN KLEEVES ( 3 luglio 2004 )
J. KLEAVES ERA L'ALIAS DI STEFANO ANELLI, UCCISO A RIMINI NEL 2010 DAI
PERSONAGGI CHE ORDIRONO IL COMPLOTTO PANTANI
---
Inizia oggi il Tour de France edizione 2004. Manca ancora alla
manifestazione Marco Pantani. Ma questa volta non è, come le altre
volte,perché patron Leblanc ha rifiutato la sua iscrizione ; è perché
Pantani non c'è più, è morto.
Qualche anno fa, poco dopo l'inizio delle sue note traversie sportive e
giudiziarie, io avanzai il sospetto che questo straordinario campione
del ciclismo fosse la vittima di un complotto, del quale indicai anche
il possibile movente. Avanzai questo sospetto in qualità anche di
sportivo ammiratore di Pantani, ma soprattutto in qualità di
politologo, in particolare di americanologo.
Ora Pantani è morto, sicuramente in
conseguenza di quelle stesse traversie, che lo avevano prostrato
moralmente oltre ogni dire ; addirittura c'è la possibilità che si sia
suicidato,tramite coscienti overdose di cocaina. A questo punto io mi
sento obbligato da un epilogo così tragico della vicenda a riesaminare
quei miei sospetti di allora, per vedere se in prospettiva rimangono
ammissibili, se nel frattempo non sono stati smentiti da qualche nuovo
evento.
Procediamo con ordine. Prima vediamo se le traversie di Pantani,
esaminate oramai a consuntivo, furono di tipo tale da prestarsi al
sospetto del complotto.
Certamente lo furono. I guai di Pantani cominciarono il 5 giugno 1999
subito dopo l'arrivo a Madonna di Campiglio, la penultima tappa di un
Giro d'Italia che lui aveva dominato in lungo e in largo, e che aveva
praticamente già vinto. Sottoposto ad un controllo del sangue, il suo
ematocrito veniva trovato fuori norma ( segno forse, si congetturò, di
uso di eritropoietina,un tipo vietatissimo di " doping " ) e a norma di
regolamento egli veniva inibito a gareggiare per i seguenti 15 giorni.
Il Giro, che aveva in tasca, era perso ;
la legittimità delle sue vittorie passate messa in discussione ;
il suo prestigio messo in dubbio ;
il suo morale scosso, tanto che non partecipò al Tour che sarebbe
cominciato un mese dopo.
Ma alcune cose non quadravano.
Pantani non era un ciclista qualunque, ma un campione nella sua fase di
massimo, esplosivo rendimento : l'anno prima, il 1998, aveva vinto sia
il Giro che il Tour - unico italiano a compiere tale impresa oltre a
Fausto Coppi, che l'aveva sigillata nel 1949 e nel 1952 - e in
quell'anno 1999 si stava ripetendo. Tutti sentivano che Pantani, in
quel periodo della sua attività ciclistica, non stava semplicemente
vincendo tappe e meritandosi favolosi ingaggi : guardandolo in azione
tutti avevano l'impressione di assistere in diretta alla nascita di uno
dei più grandi miti dello sport di tutti i tempi. La sua popolarità era
enorme e internazionale ed egli per l'Italia era un capitale :
stroncarlo così, improvvisamente, era insensatamente autolesionistico :
se era vero che l'eritropoietina è così pericolosa come si dice, e se
era vero, o se c'era il sospetto che Pantani la usava, la prassi
normale con un tale personaggio sarebbe stata di diffidarlo
privatamente. Anche perché anche nella peggiore delle ipotesi non è che
Pantani avesse portato o stesse portando via granché ai suoi avversari
di corsa : a parte il fatto che il suo ematocrito era fuori norma per
una inezia ( 0,52 % rispetto al massimo ammissibile di 0,50 % ), c'è da
dire che diversi ciclisti, del presente e del passato, hanno dichiarato
che più o meno tutti loro, o la grande maggioranza di loro, usano
sostanze, chi più e chi meno, quali più e quali meno vietate ; l'aveva
detto anche Fausto Coppi.
Non solo, ma secondo quanto ribadito recentemente in televisione dal
ciclista Marco Velo, fra i " girini " del '99 correva la voce già la
sera prima, la sera del 4 giugno, che Pantani il giorno dopo sarebbe
stato trovato positivo e tolto dalla classifica ; Velo ha confermato
così le indiscrezioni dello stesso tenore che erano filtrate subito
dopo il clamoroso fatto del 5 giugno su tutti i quotidiani.
Poi fu il noto calvario. Ogni volta che Pantani cercava di rialzarsi
veniva atterrato di nuovo. Nel 2000 riuscì a prepararsi per partecipare
al Tour e ne fu ancora un protagonista. Ma nel 2001 al Giro d'Italia ci
fu la vicenda della siringa di insulina trovata nell'albergo dei
ciclisti e attribuita a lui, che fu condannato : il giudice della CAF
Salami, dimessosi sembra proprio per questo episodio, dice invece che
contro Pantani non c'era alcun elemento.
In ogni caso apparentemente per questo episodio Leblanc,
l'organizzatore del Tour, rifiutò l'iscrizione di Pantani all'edizione
di quell'anno, mettendo assieme nell'ostracismo anche Cipollini. Si
trattò da qualunque parte la si guardi di una decisione stupefacente,
immotivata sia nella forma che nella sostanza, e una decisione anche
questa autolesionistica, se non per la Francia almeno certamente per il
Tour. Ma Leblanc così decise. L'ultimo sforzo di Pantani fu con il Giro
del 2003, dove arrivò quattordicesimo, un risultato non cattivo
considerata la preparazione per forza scadente. Ma ancora Leblanc
rifiutò la sua iscrizione e Pantani gettò la spugna ; pochi mesi dopo,
il 14 febbraio 2004, sarebbe stato trovato morto nel residence " Le
Rose " di Rimini, dove aveva soggiornato in solitudine e segregazione
per una settimana, confermando l'alloggio giorno per giorno ; il motivo
della morte sarebbe stato fissato poco dopo dal medico legale in
overdose di cocaina.
In tutto il frattempo c'erano i procedimenti giudiziari aperti contro
di lui dalla giustizia ordinaria italiana, sempre per illecito uso di
sostanze dopanti nell'attività agonistica. Alla fine Pantani venne via
via assolto da ogni reato, con varie motivazioni completamente
liberatorie compresa quella che il reato al momento della sua
contestazione non era realmente tale, non era un reato contemplato dal
Codice, ma intanto sette Procure lo avevano portato a giudizio e le sue
spese legali erano ammontate in totale a un miliardo e mezzo di lire.
E veniamo al movente che avevo ipotizzato a suo tempo, per vedere se ha
resistito alla prova dei fatti.
Certamente ha resistito, anzi si è fortificato e si è ingigantito. Se
noi osserviamo l'ambiente del ciclismo un po' dall'alto e con un po' di
prospettiva notiamo subito che negli ultimi anni è comparsa una
anomalia clamorosa : fra gli sponsor delle varie squadre, che sono
sempre stati enti giuridici privati, in genere aziende e banche (
Mercatone Uno, Banesto ecc ), si è silenziosamente introdotto il
governo di uno Stato. E' il governo degli Stati Uniti. Infatti da
qualche tempo noi troviamo la squadra della " US Postal ", il cui nome
sembra l'abbreviazione di qualche azienda privata tipo la "
Postalmarket ", o si confonde con la ragione sociale dell' agenzia
sempre privata di spedizioni internazionali UPS ( " United Parcel
Service " ), ma che invece sta proprio a significare l'US Postal
Service (il nome esatto della squadra in effetti è United States Postal
Service Cycling Team ), cioè il servizio postale degli USA, un ente
federale che fa parte del governo statunitense ( è in pratica il loro
Ministero delle Poste e Telecomunicazioni ), ed un ente federale fra i
più grandi : dispone di più di 900.000 ( novecentomila ) dipendenti
fissi, fra postini e impiegati alle varie forme di comunicazioni, ed ha
un budget proporzionale. E' questo lo sponsor della " US Postal ", il
suo proprietario.
Già è un fatto inquietante che un ministero, cioè un governo, diventi
uno sponsor dello sport, nella fattispecie del pedale, mettendosi in
concorrenza con ragioni sociali tipo " Algida coni gelato ", " Bianchi
biciclette " e " Saeco macchine per caffè ". Ma il vero problema è che
quello degli USA non
è un governo come gli altri. Gli USA sono un Paese che dalla sua
fondazione è teso alla conquista-sottomissione del mondo, che si è
sempre mostrato cinico e spietato nel perseguimento, che ha sempre
usato l'arma della propaganda in quantità straordinarie e in forme
spesso impensate tanto da aver in pratica nazionalizzato la sua
industria cinematografica per strumentalizzarla meglio ( vedi su
Hollywood il mio " I divi di Stato ", Il Settimo Sigillo, Roma 1999 ),
e che nell'ultimo decennio si trova, o pensa lui di trovarsi, alla
stretta finale, a un passo cioè dalla meta agognata da più di due
secoli : è ovvio che questo governo non sta giocando, è ovvio che la
sponsorizzazione di una squadra ciclistica non è per amore dello sport
ma è un'operazione promozionale ed è ovvio che saranno lesinati ben
pochi mezzi e sforzi perché la medesima riesca, dia i frutti
preventivati.
Di quale tipo può essere questa operazione promozionale ? E' facile a
dire,perché nella politica estera statunitense c'è un vecchio problema
di public relations, sempre quello, che ogni tanto torna di attualità.
E' il problema del distacco " spirituale " che gli europei avvertono
nei confronti degli statunitensi, una sensazione epidermica ma che crea
diffidenza, all'ultimo complicando l'accettazione delle politiche
statunitensi presso quella Europa che come sempre e bene dice il
consigliere politico statunitense Zbigniew Brezinski è il cardine del
piano di conquista mondiale degli USA. Henry Kissinger, altro
consigliere politico statunitense, che col presidente Ford fu anche
Segretario di Stato ( 1973-1977 ), pensava che avrebbe aiutato se
statunitensi ed europei avessero avuto almeno un grande sport di massa
in comune. Lui pensava al calcio e fu l'alto protettore - se non il
promotore -dell'operazione Cosmos, una sconosciuta squadra di calcio di
New York che ad un certo momento sembrò voler salire sulla ribalta del
calcio internazionale facendo incetta di campioni esteri di grande
nome, anche se forse un po' in declino ( arruolò Pelè e Chinaglia, fra
gli altri ). Non funzionò, ma l'idea non morì.
Ecco, ciò che è sicuro è che questa idea è tornata con una iniziativa
mirata, non più al calcio, ma al ciclismo, l'altro grande sport di
massa tipico dell'Europa e viceversa poco seguito negli USA.
Probabilmente ad ispirare gli ambienti direttivi statunitensi deputati
alla propaganda ( che fanno capo ad un altro ente federale, l'USIA,
United States Information Agency, fondato nel 1953 appositamente per
curare l'immagine degli USA all' estero ; è il loro Ministero della
Propaganda e fra l'altro sovrintende alla produzione di Hollywood ) è
stata la figura di Greg LeMond, un ciclista professionista statunitense
che vinse tre Tour de France ( nel 1986, 1989,1990 ). LeMond era giunto
inaspettato ( era il primo ciclista statunitense a vincere non dico un
Tour ma un qualcosa all'estero ) e non ci furono interferenze del suo
governo, tanto che egli vinse i suoi Tour gareggiando in una squadra
francese. Ma quando si profilò un altro campione statunitense credo che
le cose furono diverse.
Eclissatosi rapidamente Hampsten, che aveva vinto il Giro d'Italia del
1988, il ciclista promettente era Lance Armstrong, che gareggiava al
solito per una squadra estera, la francese Cofidis. Nel 1993 e nel 1995
aveva vinto una tappa al Tour de France ma in seguito a una grave
malattia, dalla quale era però guarito nel marzo 1997, era libero.
Questa volta l'US Government era pronto. Poco prima, anche se non è
certo se in previsione proprio di Armstrong, il suo Ministero delle
Poste aveva creato un gruppo ciclistico :
Lo stesso si assicurò Armstrong e gli mise a disposizione un vero
squadrone,così pieno di professionisti di livello internazionale come
negli USA non si era mai visto. Con questo squadrone, appunto l'US
Postal, nel 1998 Armstrong vinse il Giro del Lussemburgo e il Giro
d'Olanda ; non partecipò, quell'
anno, al Tour de France ma è chiaro che era proprio quello l'obiettivo
che gli era stato assegnato : egli doveva vincere proprio i Tour de
France, l' avvenimento ciclistico più prestigioso e più seguito del
mondo, l'unico obiettivo per il quale per quella organizzazione valesse
la pena di scomodarsi. Anzi, egli i Tour de France non solo li doveva
vincere come classifica : si doveva imporre come indiscussa vedette,
doveva far convergere su di sé i riflettori della Grand Boucle, perché
doveva entrare nella psiche delle masse europee per rappresentarvi un
simbolo preciso : quello dell'Asso vincente e pigliatutto certamente
statunitense, ma nello stesso tempo anche familiare, europeo.
Come andarono le cose è proprio ciò che fornisce un movente ammissibile
all'ipotesi del complotto. Il fatto è che Lance Armstrong a partire dal
1999 ha vinto sì cinque Tour de France di fila ( 1999, 2000, 2001, 2002
e, per ora,2003 ) ma ogni volta qualcosa gli aveva sempre tolto di
mezzo quello che sino al 5 giugno 1999 era certamente per lui l'uomo da
battere, e cioè Pantani : nell'edizione del 1999 Pantani era assente
per la prostrazione seguente alla vicenda di Madonna di Campiglio ; in
quella del 2000 era presente ma psicologicamente sotto pressione ( il 2
marzo si era ritirato dalla Vuelta de Murcia per " stato acuto di
stress " ; al Giro aveva subito gli umilianti e oltraggiosi controlli
medici a sorpresa dell'Uci ) ; nelle successive Pantani era assente
perché addirittura la sua iscrizione era stata respinta ( a lui, che
nel 1998 aveva vinto Giro e Tour ! ). E per meglio giudicare le
esclusioni del 2001, 2002 e 2003 potrebbe forse essere utile osservare
come nella apparizione del 2000 Pantani, pure nelle condizioni in cui
era, fosse stato l'unico a sfidare praticamente - o forse meglio : a
osare di sfidare - la leadership di Armstrong. In questa edizione
Pantani vinse due importanti tappe di montagna, una scalando il Mont
Ventoux e l'altra a Courcheval ; per contro la mia impressione è che
con Armstrong il campione tedesco Ullrich, vincitore del Tour del 1997,
invece sia stato rinunciatario, stranamente rinunciatario. E oltre a
tutto ciò c'è il fatto che come detto Armstrong non solo doveva vincere
la classifica per somma dei tempi del Tour, ma doveva anche imporsi
come star unica presso il pubblico :
con un Pantani presente e in normale condizione psicofisica come
concorrente egli avrebbe forse potuto ancora vincere il Tour - e questo
specie se Leblanc, come effettivamente avrebbe fatto dal 1999 in poi,
avesse disegnato un Tour con cronometro prevalenti sulle salite - ma è
dubbio che avesse potuto oscurare il suo carisma, lui che era proprio
lo scalatore eroico, il protagonista dei drammatici tapponi di
montagna, magari gabbato nella cronometro finale, che tanto infiamma il
pubblico.
In breve la possibilità è che Pantani sia stato vittima di un complotto
per spianare la strada ad Armstrong. Nel caso il complotto sarebbe
avvenuto naturalmente all'insaputa di Armstrong stesso il quale,
poveretto anche lui, ha presumibilmente sempre pensato solo a
pedalare ; neanche la squadra della US Postal era necessario che
sapesse alcunché, neanche il suo direttore sportivo e né altri
dirigenti. Nel caso tutto sarebbe stato curato certamente dalla CIA,
una grande e potentissima organizzazione di spionaggio e sovversione
internazionale che contrariamente a ciò che qualcuno potrebbe pensare
non disdegna affatto di occuparsi di dettagli così prosaici come la
disgrazia di un personaggio sportivo ( la CIA in effetti si è dedicata
a rovinare personaggi scomodi dei più vari campi e coi più sordidi
sistemi :ricordo solo la diffamazione dell'attrice Jean Seberg con la
diffusione di false voci di paternità e la diffamazione di Martin
Luther King eseguita girando filmetti pornografici con un suo sosia ).
Non bisogna dimenticare che il 1999 è l'anno della messinscena USA del
Kosovo e dell'abominevole attacco alla Yugoslavia, un periodo in cui
gli USA avevano un particolare e impellente bisogno di ammorbidire la
tradizionale diffidenza degli europei,di indurli a sentirsi in
vicinanza spirituale con gli statunitensi.
Non rimane che notare come il governo USA sia rimasto soddisfatto
dall'operazione ciclismo : il 17 marzo 2001 G. Sonderberg, vice
presidente del US Postal Service - e cioè vice Ministro delle Poste e
Telecomunicazioni USA -ha annunciato che il US Postal Service espanderà
la sua presenza nel
ciclismo sponsorizzando anche la associazione di ciclisti dilettanti "
USA Cycling National Junior and Espoir Teams " ; lo scopo, ha detto, è
quello di " di sviluppare nuovi campioni nazionali " (
www.usps.com/news/2001/press/ ).
Sin dall'inizio l'iniziativa del US Postal Service è stata logica : se
l'URSS faceva sponsorizzare le squadre di calcio al suo Ministero della
Difesa ( le squadre " Stella Rossa " ), al suo Ministero dei Trasporti
( le " Lokomotiv " ) eccetera, perché gli USA, che sono sempre stati
nella sostanza una dittatura equivalente ma giusto di segno opposto,
non dovrebbero far sponsorizzare il ciclismo dal loro Ministero delle
Poste ?
Mi sembra di aver soddisfatto allo scrupolo che mi ero posto all'inizio
dell 'articolo : il riesame a consuntivo della vicenda Pantani non fa
che confermare l'ammissibilità dei miei sospetti di qualche anno fa.
Alcuni mesi dopo la conclusione del Giro del 1999 era emersa l'ipotesi
che Pantani fossestato boicottato dall'ambiente delle scommesse
clandestine italiane.Sembrava un'ipotesi ammissibile, ma non ha retto
agli avvenimenti successivi : se lo scopo era di far perdere a Pantani
a due giornate dalla fine un Giro che aveva già vinto per guadagnare
sulle puntate, perché poi continuare il
complotto negli anni successivi e nei vari livelli in Italia e in
Francia, e presso l'Unione Ciclistica Internazionale ? E poi, chi mai
nell'ambiente delle scommesse clandestine italiane avrebbe avuto tali
poteri di manipolazione ? No, credo proprio che se con Pantani si
trattò di un complotto, ciò non poté avvenire altro che secondo lo
scenario di sospetti da me prefigurato, uno scenario politico ( che non
era neanche difficile da predire : un complotto di tale ampiezza non
poteva scaturire altro che da una entità politica, che agiva attraverso
altre strutture politiche ).
Questi sospetti non li avevo tenuti fra me e me. Li avevo resi pubblici
nell 'ambito delle mie possibilità, scrivendo degli articoli. Ne avevo
scritti due. Il primo era intitolato " Sport e politica. Dal calcio
alle Olimpiadi le ragioni della propaganda dietro gli avvenimenti più
seguiti " e fu pubblicato sul mensile " Orion " del settembre 2000. Il
secondo era intitolato " Il governo USA diventa sponsor del pedale. La
USPS di Lance Armstrong non è altro che il Ministero delle Poste di
Washington " e fu pubblicato sul quotidiano " Rinascita " del 10 giugno
2001. Caddero entrambi nel vuoto. O così sembrò. Anche l'ambiente più
consapevole del ciclismo, o almeno quello che così dovrebbe essere e
cioè quello del giornalismo sportivo, si mostrò sordo ai miei
ragionamenti. Preparando l'articolo del 2000 telefonai alla " Gazzetta
dello Sport " per avere conferma del fatto che lo sponsor della squadra
di Armstrong era proprio il Ministero delle Poste degli USA, una cosa
che mi pareva abnorme ; mi fu passato un redattore che mi disse che sì,
le cose stavano così ma non c'era niente di strano perché l'USPS
metteva solo i soldi mentre la gestione era del direttore sportivo ( il
belga Breuking, mi disse ) che pensava solo alle corse. Ah, tutto bene
allora.
A dire la verità sembra che le mie osservazioni non abbiano convinto
neanche l'interessato più diretto, e cioè Marco Pantani : il 15
dicembre 2000 gli scrissi una lettera, allegando una fotocopia
dell'articolo stampato su " Orion " e chiedendogli cosa ne pensava, ma
non ebbi risposta. Non sono esattamente sicuro che Pantani abbia
effettivamente letto quella lettera,anche se l'avevo preannunciata al
telefono alla madre ( lui non c'era ), ma non sarebbe stato strano se
neanche lui avesse trovato i miei sospetti verosimili. Il fatto è che
l'idea " mentale " che la gente comune ha degli USA è troppo
radicalmente diversa da quella reale. Specie venendo all' argomento
della propaganda USA la gente non ha idea della sua scala gigantesca,
della sua penetrazione singolarmente profonda, che può tranquillamente
arrivare appunto al settore dello sport, e spesso della sua estrema
originalità ; non ha idea che sono ben poche le cose che gli addetti
USA non farebbero per alimentare la falsa immagine del Paese che è
diffusa nel mondo. La vera immagine degli USA è quella che emerge
potente dagli ultimi fatti, dagli eventi del Kosovo, della Serbia,
dell'Afghanistan, dell' Iraq ; dagli orrori dell'USA Patriot Act , di
Guantanamo e di Abu Ghraib ;dalle rapine delle Multinazionali USA dei
medicinali, delle sementi, del petrolio, dell'acqua ; da parecchie
altre cose recenti. Ma l'Italia è un paese dominato dagli USA, ha una
informazione di regime e una censura di fatto che perpetuano il solito
stereotipo, e così non mi sorprendo poi tanto di dover constatare come
la gente sia psicologicamente indifesa di fronte a questo fenomeno.
Indifesa come lo erano i pellerossa del nord America, che neanche dopo
aver visto i bianchi americani rompere uno dopo l'altro tutti i
trattati di pace stipulati con loro ( più di 400 ) capirono con chi
avevano a che fare.
In ogni caso, allora i miei ragionamenti non trovarono eco alcuna,
presso nessun uditorio d'Italia. Ora, morto Pantani, è anche peggio :
parlare di complotto sembra vietato ( e probabilmente lo è ) e
parallelamente c'è una corsa a banalizzare le cause della sua morte, a
ridurla a un fatto incidentale di droga. Overdose di cocaina, ha
burocraticamente sentenziato il referto medico conclusivo fatto proprio
dalla Procura di Rimini titolare delle indagini. Sin dall'inizio i mass
media italiani avevano privilegiato la pista della droga : volentieri
erano state rilanciate le sconcertanti dichiarazioni di uno zio di
Pantani medico, che aveva sostenuto l'uso da parte del nipote
addirittura di " crack ", e si dava gran vento a un pettegolezzo
inventato chissà da chi e poi smentito, secondo cui la famiglia di
Pantani pagava gli spacciatori della zona perché non vendessero droga
al figlio : tanto era " fatto " Pantani !
lA presenza della droga naturalmente non esclude il suicidio, però lo
imbratta sino a renderlo irriconoscibile, anche se nel caso di Pantani
dovrebbe essere il contrario perché è ormai assodato che cominciò a
prendere la cocaina dopo il fatto Di Madonna di Campiglio, per il
dispiacere. E per finire, è di qualche settimana fa la notizia della
creazione da parte della famiglia Pantani della " Fondazione Pantani ",
ente filantropico dedito all'infanzia povera, un'iniziativa più adatta
alla memoria di un campione dello sport magari sfortunato che di un
campione dello sport massacrato da un complotto eseguito per fini
politici.
Una situazione sconfortante. Ma se Pantani si è ucciso, come
sicuramente in un modo o nell'altro - per lenta consunzione o per
istantanea decisione - è avvenuto in seguito ai torti subiti, significa
che dei motivi c'erano. E questi motivi erano appunto il silenzio
dell'Italia, l'ipocrisia dell'Italia, la vigliaccheria dell'Italia.
L'Italia è un gregge di pecore che ti osannano e ti sventolano davanti
le bandiere quando le fai divertire, magari pedalando in salita, ma che
si girano dall'altra parte e fanno finta di niente se un feroce padrone
arriva e ti macella.
Ma se Italia piange Francia non ride, mi sembra. Perché nel 2001, 2002
e 2003 il signor Leblanc ha impedito al campione Marco Pantani di
partecipare al Tour ? Perché nel 1999, e anni seguenti, il signor
Leblanc ha accettato senza fiatare l'iscrizione della squadra di Stato
della US Postal, quando mai al Tour de France - né in altre
manifestazioni, mi pare - si era visto una squadra nazionale scendere
in campo contro squadre di club ? Perché dal 1999 in poi il Tour è
stato disegnato in modo da favorire i campioni più forti nelle
cronometro come Armstrong rispetto ai campioni più forti nelle salite
come Pantani ? Sono domande cui un Paese che non è l'Italia dovrebbe
saper rispondere. La Francia però non l'ha ancora fatto.
John Kleeves
E' possibile riprodurre liberamente il materiale su questa pagina, a
patto che siano citati l'autore e la fonte, e che sia riprodotta per
intero anche questa precisazione.
ED. IL FRANCO TIRATORE
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PADANIA LIBERA DALLE BESTIE COMUNISTE, DA CERTI
MAGISTRATI GOLPISTI E DAGLI IMMIGRATI CLANDESTINI
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