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2006-02-14 14:41:44 UTC
Oggi sono due anni che il Pirata è morto. Io lo voglio ricordare per
le emozioni che ha trasmesso a tutti gli appassionati e non. Lo voglio
ricordare felice quando venne all'oratorio del nostro paesino, ospitato
a casa di Giuseppe Martinelli, suo storico direttore sportivo.
Non sono bravo ad esprimermi: lo faccio con un ricordo di Siboni, suo
compagno di squadra, già postato in passato.
Ciao Marco, io non ti dimentico.
Un cash and carry, la ferrovia, la strada, quattro aiuole, quattro pini
poi un muro e nel
muro due cancelli. Dentro il cimitero di Cesenatico.
Aperto tutti i giorni dalle 7,30 alle 16,30. Prima c'era un'ora,
intorno a mezzogiorno ,in
cui era chiuso. Prima della morte di Marco Pantani. Adesso orario
continuato. Per fare
entrare tutti. Però " è severamente proibito entrare con
biciclette, cani o qualsiasi
mezzo non autorizzato". I cani sono mezzi? Nel dubbio, legittimo,
qualche bici entra.
220 passi, i primi 170 dritti, gli altri 50 verso sinistra, sezione G,
loculo 262.
Marcello Siboni va al cimitero di Cesenatico due volte la settimana.,
10 Km e 220 passi ad
andare, 10 km e 220 passi a tornare.
" Ho conosciuto Marco sulla strada, in bici, lui 16 anni io 21. Lui
ultimo anno da
allievo, io primo da professionista. Un gruppetto: Alfio Vandi, Claudio
Savini, io più
qualche dilettante e lui.
Ogni tanto si faceva anche la distanza, sei sette ore con Fumaiolo e
Carpegna, belle
salite.
E Marco si capiva che aveva questa dote in salita, però ci ascoltava
in silenzio o
domandava con educazione, gli occhi attenti che non ti mollavano mai
come se dovesse
leggere le labbra.
Più il tempo passava, peggio andava: per noi.
Lui si attaccava alla ruota, poi sul più bello, per lui, sul più
brutto per noi, ci
mollava."
La facciata della tomba è bianca, la più bianca, la più fresca e
anche con l'aria più
provvisoria.
Una fotina di Pantani in maglia girocollo e giacca, una fotona di
Pantani maglia gialla
del Tour, berretto sulla pelata, occhiali sul berretto. Sia nella
fotina che nella fotona
sorride.
Siboni: " E' il 1994, non riesco a trovare una squadra, passo dal
suo chiosco di piadine e
Marco esplode: - Sibo, vuoi corre con me? I suoi occhi brillano, i miei
piangono. E io : -
Guarda che non vengo a fare il portavaligie. E lui:- Guarda che ti
prendo perché so cosa
vali e il lavoro che fai.
Quasi tutti i giorni insieme ad allenarci. Il, giorno prima dice:-
Domani facciamo quel
giro lì.
Poi spesso cambia programma, mai di meno, semmai molto di più.
Da tre ore si passa come niente a sei, con le salite.
Sulla facciata della tomba c'è un foglio e sul foglio c'è scritto
tutto in maiuscolo:
MARCO PANTANI 13.01.1970 e sotto 14.02.2004.
C'è un orsacchiotto aggrappato come un sestogradista aggrappato alla
parete, poi un letto
di fiori e una dedica del Club Marco Pantani società sportiva Enzo:
Dalla terra dei
camosci Paglieta saluta il camoscio d'Italia.
Siboni: In salita quando Marco si provava ciao. Prima, sempre il San
Marino, 7 km, il
punto di riferimento a metà, quando 100 volte su 100 mi staccava. Il
riferimento non era
se mi staccava ma quanto mi dava.
Lo ritrovavo in cima, chiavi in mano, smanettava sulla sella,tormentava
il manubrio, si
accaniva sui tacchetti delle scarpe. Un'ossessione. Una volta per
certe viti siamo stati
in ballo ore prima di trovare un meccanico che ci aiutasse.
All'inizio quando lo vedevo fermo mettevo i piedi a terra anch'io,
un po' per rispetto, un
po' per respirare. Poi invece:- Hai bisogno? Lui:- No. Vai pure. Mi
riprendeva in discesa
Certi giorni, prima di qualche corsa cui teneva si tornava che era
buio, lui tirato a
lucido, io svuotato. I compagni a me: Non ti invidiamo. Altri giorni
andava via da solo,
aveva bisogno di stare da solo, io tiravo il fiato però mi dispiaceva.
Prima di Giro e Tour il solito giro, liscio, 160 km. Siccome non era
mai liscio, perché ci
metteva qualche salita prima e per pareggiare qualche salita dopo, i km
passavano da 180 a
210. A volte mi avvertiva mentre eravamo fermi a bere una bibita, con
quelle frasi sempre
con il punto interrogativo.
E io:- Ma sei sicuro? E lui: Sì. A me cascavano le orecchie. Poi
bastava un suo sguardo
per ripagarmi.
Cognomi da corridori nelle tombe accanto a quella di Pantani:Fabbri,
Crepaldi, Levati,
Buratti, Zanetti, Poletti, Monti... Come un gruppo, come il gruppo.
Siboni: Pantani mi faceva sentire importante, la gente mi fermava per
strada e mi
chiedeva: Come sta Pantani? Mai che ci fosse uno che mi chiedesse: - E
come stai tu?
Ma lo sapevo e mi stava bene, quello era il mio ruolo e mi stava bene,
facevo parte della
sua squadra, anzi facevo parte di lui.
Un piccolo grande uomo di 57 chili,quei lineamenti da italiano anni
Cinquanta, me lo
vedevo in bianco e nero fra Bartali e Coppi e poi quelle imprese,
quelle fatiche.
Per certe tappe del Giro o del Tour la gente chiudeva baracca e
burattini e si mangiava la
TV..
E pensare che Marco era un anarchico del ciclismo, un jazzista della
programmazione.Improvvisava. Il cardio lo usava un po' all'inizio
della preparazione poi
via. Neanche il computerino,. Andava a ore, a percorsi, a sensazioni.
Una volta parte dopo aver fatto una colazione normale, forse solo un
caffè, come se
andasse in ufficio. Così becca una crisi di fame, si ferma in un
negozio entra e dice:-
Sono Marco pantani, non ho un soldo, mi può dare una barretta di
cioccolato? Domani ve la
pago.
Gliene regalano 2, lui ne prende solo una. A Svignano, 15 km da casa,
altra crisi di
fame:- Sibo, ho attraversato il semaforo sulla via Emilia, non so
neanche se era rosso o
verde. Se solo avessi preso anche l'altra barretta.....
Comunque il giorno dopo è tornato indietro e l'ha pagata.
16 passi a destra della tomba c'è una fontanella, 16 passi a
sinistra un rubinetto. Il
cimitero ha un suo viavai: fiori, carriole, anime, foglie cadute, rami
tagliati, vite
spezzate, lacrime, preghiere, sospiri, suoni del silenzio.
Siboni: Campionato italiano 1998, caduta, ematoma a un rene, salto il
Tour. Il penultimo
giorno lo chiamo:- Marco tranquillo, arrivi primo con una gamba sola,
ci vediamo a casa.
Vado a prenderlo, si sta cambiando, magro come un chiodo, ci
abbracciamo, io e quel
mucchietto di ossa, però gli occhi, i suoi occhi....... " Sibo, non
eri al Tour ma per 22
giorni eri lì, come se fossi con noi".
Sotto la tomba di Marco pantani c' è quella del nonno Sotero pantani
3.1.1907; 30.6.1992.
A destra c'è un loculo vuoto: in fuga o non accasato?
Siboni: Dopo Campiglio è già il Pantani 2 . Dopo Sanremo 2001 ( blitz
negli alberghi) non
è più lui.
Dopo il Giro 2003, in luglio, vuole che vada a trovarlo, vado e lui è
scappato a Saturnia.
Lo cerco, gli lascio messaggi, niente. Finalmente lo incontro ai primi
di dicembre a una
festa, alterna momenti di lucidità ad altri di assenza, non mi guarda
dritto negli occhi,
non c'è.
La sera di San Valentino sono a mangiare fuori, mi arriva una
telefonata:- E' morto il
Panta. E io:- cazzo dici? " Dicono che è lui" " Ma se lo
conoscono anche i muri sarà lui".
Poi il funerale, la mia ultima corsa, mi viene la febbre, stringo i
denti, tengo duro.
Altro che Mortirolo.
Per Marco il bello doveva ancora venire. Ma Marco è vivo, c'è,
esiste, sento l'eco delle
sue parole, anche se mi manca qualche chiacchierata.
" Cosa facciamo Sibo quando smettiamo di correre?" E io:"Un
negozio di bici" E lui:" Un
ristorante". E io " Va bene, un'industria di bici" e lui:" Ma
no, un disco pub" E io "
Dai, rimaniamo nell'ambiente"
E lui" Sei tu che devi rimanere con me, sei tu il mio uomo di
fiducia".
le emozioni che ha trasmesso a tutti gli appassionati e non. Lo voglio
ricordare felice quando venne all'oratorio del nostro paesino, ospitato
a casa di Giuseppe Martinelli, suo storico direttore sportivo.
Non sono bravo ad esprimermi: lo faccio con un ricordo di Siboni, suo
compagno di squadra, già postato in passato.
Ciao Marco, io non ti dimentico.
Un cash and carry, la ferrovia, la strada, quattro aiuole, quattro pini
poi un muro e nel
muro due cancelli. Dentro il cimitero di Cesenatico.
Aperto tutti i giorni dalle 7,30 alle 16,30. Prima c'era un'ora,
intorno a mezzogiorno ,in
cui era chiuso. Prima della morte di Marco Pantani. Adesso orario
continuato. Per fare
entrare tutti. Però " è severamente proibito entrare con
biciclette, cani o qualsiasi
mezzo non autorizzato". I cani sono mezzi? Nel dubbio, legittimo,
qualche bici entra.
220 passi, i primi 170 dritti, gli altri 50 verso sinistra, sezione G,
loculo 262.
Marcello Siboni va al cimitero di Cesenatico due volte la settimana.,
10 Km e 220 passi ad
andare, 10 km e 220 passi a tornare.
" Ho conosciuto Marco sulla strada, in bici, lui 16 anni io 21. Lui
ultimo anno da
allievo, io primo da professionista. Un gruppetto: Alfio Vandi, Claudio
Savini, io più
qualche dilettante e lui.
Ogni tanto si faceva anche la distanza, sei sette ore con Fumaiolo e
Carpegna, belle
salite.
E Marco si capiva che aveva questa dote in salita, però ci ascoltava
in silenzio o
domandava con educazione, gli occhi attenti che non ti mollavano mai
come se dovesse
leggere le labbra.
Più il tempo passava, peggio andava: per noi.
Lui si attaccava alla ruota, poi sul più bello, per lui, sul più
brutto per noi, ci
mollava."
La facciata della tomba è bianca, la più bianca, la più fresca e
anche con l'aria più
provvisoria.
Una fotina di Pantani in maglia girocollo e giacca, una fotona di
Pantani maglia gialla
del Tour, berretto sulla pelata, occhiali sul berretto. Sia nella
fotina che nella fotona
sorride.
Siboni: " E' il 1994, non riesco a trovare una squadra, passo dal
suo chiosco di piadine e
Marco esplode: - Sibo, vuoi corre con me? I suoi occhi brillano, i miei
piangono. E io : -
Guarda che non vengo a fare il portavaligie. E lui:- Guarda che ti
prendo perché so cosa
vali e il lavoro che fai.
Quasi tutti i giorni insieme ad allenarci. Il, giorno prima dice:-
Domani facciamo quel
giro lì.
Poi spesso cambia programma, mai di meno, semmai molto di più.
Da tre ore si passa come niente a sei, con le salite.
Sulla facciata della tomba c'è un foglio e sul foglio c'è scritto
tutto in maiuscolo:
MARCO PANTANI 13.01.1970 e sotto 14.02.2004.
C'è un orsacchiotto aggrappato come un sestogradista aggrappato alla
parete, poi un letto
di fiori e una dedica del Club Marco Pantani società sportiva Enzo:
Dalla terra dei
camosci Paglieta saluta il camoscio d'Italia.
Siboni: In salita quando Marco si provava ciao. Prima, sempre il San
Marino, 7 km, il
punto di riferimento a metà, quando 100 volte su 100 mi staccava. Il
riferimento non era
se mi staccava ma quanto mi dava.
Lo ritrovavo in cima, chiavi in mano, smanettava sulla sella,tormentava
il manubrio, si
accaniva sui tacchetti delle scarpe. Un'ossessione. Una volta per
certe viti siamo stati
in ballo ore prima di trovare un meccanico che ci aiutasse.
All'inizio quando lo vedevo fermo mettevo i piedi a terra anch'io,
un po' per rispetto, un
po' per respirare. Poi invece:- Hai bisogno? Lui:- No. Vai pure. Mi
riprendeva in discesa
Certi giorni, prima di qualche corsa cui teneva si tornava che era
buio, lui tirato a
lucido, io svuotato. I compagni a me: Non ti invidiamo. Altri giorni
andava via da solo,
aveva bisogno di stare da solo, io tiravo il fiato però mi dispiaceva.
Prima di Giro e Tour il solito giro, liscio, 160 km. Siccome non era
mai liscio, perché ci
metteva qualche salita prima e per pareggiare qualche salita dopo, i km
passavano da 180 a
210. A volte mi avvertiva mentre eravamo fermi a bere una bibita, con
quelle frasi sempre
con il punto interrogativo.
E io:- Ma sei sicuro? E lui: Sì. A me cascavano le orecchie. Poi
bastava un suo sguardo
per ripagarmi.
Cognomi da corridori nelle tombe accanto a quella di Pantani:Fabbri,
Crepaldi, Levati,
Buratti, Zanetti, Poletti, Monti... Come un gruppo, come il gruppo.
Siboni: Pantani mi faceva sentire importante, la gente mi fermava per
strada e mi
chiedeva: Come sta Pantani? Mai che ci fosse uno che mi chiedesse: - E
come stai tu?
Ma lo sapevo e mi stava bene, quello era il mio ruolo e mi stava bene,
facevo parte della
sua squadra, anzi facevo parte di lui.
Un piccolo grande uomo di 57 chili,quei lineamenti da italiano anni
Cinquanta, me lo
vedevo in bianco e nero fra Bartali e Coppi e poi quelle imprese,
quelle fatiche.
Per certe tappe del Giro o del Tour la gente chiudeva baracca e
burattini e si mangiava la
TV..
E pensare che Marco era un anarchico del ciclismo, un jazzista della
programmazione.Improvvisava. Il cardio lo usava un po' all'inizio
della preparazione poi
via. Neanche il computerino,. Andava a ore, a percorsi, a sensazioni.
Una volta parte dopo aver fatto una colazione normale, forse solo un
caffè, come se
andasse in ufficio. Così becca una crisi di fame, si ferma in un
negozio entra e dice:-
Sono Marco pantani, non ho un soldo, mi può dare una barretta di
cioccolato? Domani ve la
pago.
Gliene regalano 2, lui ne prende solo una. A Svignano, 15 km da casa,
altra crisi di
fame:- Sibo, ho attraversato il semaforo sulla via Emilia, non so
neanche se era rosso o
verde. Se solo avessi preso anche l'altra barretta.....
Comunque il giorno dopo è tornato indietro e l'ha pagata.
16 passi a destra della tomba c'è una fontanella, 16 passi a
sinistra un rubinetto. Il
cimitero ha un suo viavai: fiori, carriole, anime, foglie cadute, rami
tagliati, vite
spezzate, lacrime, preghiere, sospiri, suoni del silenzio.
Siboni: Campionato italiano 1998, caduta, ematoma a un rene, salto il
Tour. Il penultimo
giorno lo chiamo:- Marco tranquillo, arrivi primo con una gamba sola,
ci vediamo a casa.
Vado a prenderlo, si sta cambiando, magro come un chiodo, ci
abbracciamo, io e quel
mucchietto di ossa, però gli occhi, i suoi occhi....... " Sibo, non
eri al Tour ma per 22
giorni eri lì, come se fossi con noi".
Sotto la tomba di Marco pantani c' è quella del nonno Sotero pantani
3.1.1907; 30.6.1992.
A destra c'è un loculo vuoto: in fuga o non accasato?
Siboni: Dopo Campiglio è già il Pantani 2 . Dopo Sanremo 2001 ( blitz
negli alberghi) non
è più lui.
Dopo il Giro 2003, in luglio, vuole che vada a trovarlo, vado e lui è
scappato a Saturnia.
Lo cerco, gli lascio messaggi, niente. Finalmente lo incontro ai primi
di dicembre a una
festa, alterna momenti di lucidità ad altri di assenza, non mi guarda
dritto negli occhi,
non c'è.
La sera di San Valentino sono a mangiare fuori, mi arriva una
telefonata:- E' morto il
Panta. E io:- cazzo dici? " Dicono che è lui" " Ma se lo
conoscono anche i muri sarà lui".
Poi il funerale, la mia ultima corsa, mi viene la febbre, stringo i
denti, tengo duro.
Altro che Mortirolo.
Per Marco il bello doveva ancora venire. Ma Marco è vivo, c'è,
esiste, sento l'eco delle
sue parole, anche se mi manca qualche chiacchierata.
" Cosa facciamo Sibo quando smettiamo di correre?" E io:"Un
negozio di bici" E lui:" Un
ristorante". E io " Va bene, un'industria di bici" e lui:" Ma
no, un disco pub" E io "
Dai, rimaniamo nell'ambiente"
E lui" Sei tu che devi rimanere con me, sei tu il mio uomo di
fiducia".